Uscire dall’hotel alle 8:00, rientrare alle 24:00.

Un impresa. Ma è fattibile.
Girare una città intera in un giorno solo per vedere tutto quello che rimaneva da vedere.
Vi sto scrivendo dalla hall dell’albergo completamente distrutto, ma, cari lettori, non posso proprio evitare di raccontarvi ogni cosa.
E’ stato un giorno così pieno.
LOBBYNG & HAMBURGER: La mattina ci siamo recati all’American University per una lezione di Lobbying in compagnia di due professori veramente di poco conto: il primo, il prof.re Griffin, ha solo lavorato come Lobbista per un tale di nome Bill Clinton mentre il secondo, il prof.re Thurber ( un professore che avevamo avuto anche due giorni alla Iulm) ha semplicemente collaborato con un presidente di colore di nome Barack. Insomma, gente qualunque.
La lezione è stata molto interessante e ha completato, tramite una buona dose di teoria, la lezione pratica di ieri del dott.re Fabiani.
Ma il bello è arrivato dopo la lezione, quando siamo stati invitati dal prof.re Thurber direttamente a casa sua per un pranzo in pieno stile americano. Una mangiata pazzesca a base di hamburger, hot dog, fagioli, patate dolci e biscotti al cioccolato fatti in casa.
In pratica: come mettere su due kg a cuor leggero.
Il professore vive nella zona delle ambasciate e come vicino ha l’ambasciatore della Guinea, la sua casa è in pieno stile americano: cane, tre piani, cucina immensa, giardino sul retro e barbecue e l’accoglienza veramente squisita.
ITALY: Pieni fino all’orlo di cibo alle 15 ci siamo recati presso l’ambasciata italiana a Washington per un incontro con alcune figure diplomatiche per una panoramica delle attività italiane negli Stati Uniti: oggettivamente pensavo che avrei trovato la cosa molto noiosa, ma ho scoperto una ambasciata viva e profondamente impegnata in ambito culturale, economico e politico come partner attivo degli U.s.
Un po’ come in Iraq, l’ambasciata ha un ruolo fondamentale per creare rapporti commerciali fra Stati Uniti e Italia e, addirittura, spesso è lei stessa a segnalare alle aziende italiane delle possibilità economiche in America.
Molte eccellenze italiane stanno crescendo negli States per un scambio commerciale che ammonta a  56 miliardi di dollari e che mette in evidenza settori come il design e l’agroalimentare, nei quali l’Italia è leader indiscussa.
Ma non è finita qui: quest’anno l’ambasciata promuove “The year of italian culture in the U.s”, una campagna ricca di eventi, attività e mostre per promuovere i valori culturali dell’Italia nell’ambito letterario, artistico e scientifico.
L’Italia grazie alle sue politiche ha promosso Machiavelli presso la libreria del congresso e ha conseguito un risultato incredibile presso lo Smithsonian Castle( il London Museum americano): la mostra sul Codice Da Vinci del volo ha portato negli ultimi mesi addirittura 3 milioni di visitatori. Pazzesco considerando i mostri sacri presenti nel museo.
L’Italia è viva, l’Italia è forte e il contributo militare è segno di una forte alleanza con gli Stati Uniti che permette all’Italia, nonostante la crisi, di essere sempre e comunque nel G8 e una delle principali nazioni europee ad avere rapporti con l’America.
Ma la notizia che più mi colpisce e stuzzica la mia fantasia per il futuro è una affermazione del prof.re Pala: “Non esiste alcuna fuga di cervelli italiani in America, poiché questi professori, una volta negli Stati Uniti, continuano a lavorare in collaborazione con le università italiane. Non sono delle perdite, ma un orgoglio per tutta l’Italia”.
E’ una affermazione da prendere con le pinze e chissà se, in futuro, potrò tornare in America per un reportage a riguardo di ciò: verificare o meno questa cosa andando direttamente a intervistare questi cervelli in fuga e testimoniare se questa fuga sia vera, come tanto dicono in Italia, oppure no?
Staremo a vedere.
GEORGETOWN, L’ABISSO FRA NOI E LORO: Dopo l’incontro all’ambasciata e un piccolo fuori programma in una superstrada americana, con il rischio di essere messi sotto da un Suv da un momento all’altro, finalmente siamo liberi di fare quello che vogliamo.
Essendo vicino all’università di Georgetown decido di andare a visitarla: giuro, è qualcosa di spettacolare.
E ora vi racconterò di un incontro ai limiti dell’assurdo vista la casualità e la coincidenza: con il pretesto di una foto, conosco uno dei cinque italiani presenti a Georgetown.
Quando si dice destino.
La ragazza si chiama Micol, veneta di venti anni e studia scienze politiche da due anni per diventare in futuro diplomatica. E credetemi, ce la farà. Vi spiego perché.
La ragazza è molto gentile e mi porta a fare un tour dell’università, raccontandomi anche un po’ di lei: la retta costa 40.000 $ all’anno, le classi sono massimo da 10 studenti, ci sono dei professori che ti seguono fin dal tuo arrivo all’università in ogni passo, anche nella ricerca di un lavoro dopo la laurea, e gli studenti qui sono sempre sotto esame. Non si scherza, ma chi esce da qui diverrà qualcuno.
Micol per permettersi questa università vive con una borsa di studio che la obbliga a prendere sempre il massimo dei voti per non perderla, parla l’inglese meglio dell’italiano e ha grandi ambizioni, ma d’altronde vive all’estero da quando aveva sedici anni ed è abituata ad una vita così sotto pressione.
Si vede che ha stoffa e io, di fronte alle sue spiegazioni, guardo alla mia laurea, alla mia università( che ritenevo non fosse poi così male), al mio percorso formativo e mi viene da ridere…..per non piangere.
Non c’è confronto. Una merda totale.
E capisco la differenza quando mi porta a vedere la libreria: computer mac, libri di ogni tipo e materiale tecnologico per studiare al meglio.
Constato con amarezza l’abisso fra l’Italia e l’America.
Siamo indietro, molto indietro, ma va detto che qui tutto è giustificato dagli enormi costi di una retta universitaria.
Le famiglie in Italia comprano una casa, negli Stati Uniti risparmiano tutta una vita per pagare il college ai figli.
Piccoli dettagli che fanno la differenza.
A CENA CON I PRESIDENTI: Nonostante la stanchezza, i piedi in fiamme e la fame, decido che non posso tornare in albergo e che voglio assolutamente vedere il parco monumentale con tutti i monumenti dei presidenti.
In due ore mi ritrovo a conversare con figure statuarie come Lincoln, Martin Luther King, Franklin Roosevelt e Thomas Jefferson, presidenti degli stati uniti e grandi uomini che hanno cambiato la storia.
Esempi immensi e i loro monumenti mi colpiscono profondamente.
Le scritte, le frasi impresse nei muri, la maestosità delle loro statue, mi toccano nel profondo e mi fanno capire una cosa.
Ho ancora molta strada da fare……
DOMANI ROTTA PER NEW YORK!!!!! IL SOGNO A STELLE E STRISCE CONTINUA…..