E’ sempre più difficile scrivere questo blog.
Primo, perché vado a dormire sempre più tardi, secondo, perché le giornate sono sempre più impegnative e terzo, perché trovo sempre più difficoltà a trasmettervi quello che ho provato, vista la complessità dell’emozione.
Ad ogni modo, dopo una giornata passata fra lezioni teoriche ci Corporate Social Responsability, incontri con funzionari dell’ONU e alcune brutte notizie provenienti dall’Italia, finalmente lo Study Tour finisce.
Dopo cinque giorni di riunioni, incontri, presentazioni e lezioni, finalmente siamo liberi.
Ed è una libertà che sa di prigionieri evasi di galera, dopo una lunga attesa.
Finalmente liberi di visitare la città senza più orari né limiti, senza alcuna restrizione.
Appena usciti dalla Baruch University( il luogo dove abbiamo passato tutta la giornata) decido di andare all’Empire State Building.
La Skyline mi sta chiamando.
E, nonostante i miei compagni di Study tour non siano molto intenzionati a seguirmi, decido di salire a prescindere sul grattacielo.
D’altronde è impossibile mettere d’accordo venticinque persone e benché meno è facile trovare persone con gli stessi interessi.
Perciò decido di andare da solo alla scoperta della città: mappa, cellulare per le foto e un paio di scarpe comode.
Sono solo, ma sono abituato.
Purtroppo la mia sete di scoperta mi spinge ad andare.
Non è stata una giornata facile, non è stata una bella giornata, eppure una volta in cima all’Empire State Building tutto quanto scompare. Tutta la tristezza, tutta la malinconia scompare in men che non si dica.
La visuale è mozzafiato e osservando la città dall’alto posso vedere Manhattan in tutto il suo splendore.
E’ una città incredibile. Probabilmente il centro del mondo.
Ad ogni modo, quello che sto cercando di dire è che in tre ore da solo ho avuto più possibilità di vedere New York, di tutti gli altri giorni in compagnia degli altri ragazzi.
E mi domando una cosa: come è possibile scegliere di non visitare, di non girare, di non scoprire una città come New York, preferendo rimanere in hotel a farmi la maniquere, come alcune mie compagne hanno fatto?
Dicono che non bisogni giudicare e che ognuno faccia le sue scelte, ma mi resta comunque sia difficile comprendere.
Il mio giro solitario per le vie di New York prosegue e fra l’Empire, il Rockfeller Center, la Fifth Avenue con l’apple store e Times square, riesco in tre ore a fare molto di più di quello che immaginassi.
La verità è che da soli, si può tutto.
In compagnia tocca sempre scendere a compromessi.
Emblematica la mia cena a Times square: un piatto di riso e kebab, una panchina improvvisata e mille schermi a trasmettere programmi e pubblicità, mentre io potevo osservare tutto e riempirmi gli occhi della meraviglia della piazza al tramonto.
Programmi televisivi in diretta, personaggi di fantasia e folli tour con l’autobus caratterizzano la piazza e dall’altro della mia panchina, posso godermi lo spettacolo della Grande mela viva e pulsante, direttamente nella sua arteria principale.
Uno spettacolo unico.
Pagato con la solitudine, ma goduto a pieno.
La giornata segnata dal rifiuto del corriere di pubblicarmi l’articolo si conclude con una serata allo Hudson, una delle discoteche più cool dell’intera new york.
Nonostante la stanchezza, nonostante le poche ore di sonno e gli impegni di tutta la giornata, il posto si rivela essere interessante e l’ambiente diverso da tutto ciò alla quale siamo abituati in Italia.
Unica pecca: i prezzo.
Venti dollari a drink sono veramente troppi e se ci aggiungiamo la mancia, il tutto diviene un ingente salasso per le tasche di ogni comune cristiano.
Ma d’altronde si sapeva: è impensabile pensare di arrivare a New York è illudersi di spendere poco per girare tutto.
Purtroppo non funziona così. E non è solo New York, bensì ogni grande città del mondo.
La verità è una sola: ho poco tempo e domenica me ne tornerò in Italia. Non posso sprecare tempo.
Domani spero di incontrare una grande donna in ferro a bordo del fiume Hudson ma conoscendo la natura delle cose e l’indole impossibile della città, mi viene da dire: ” Ma di noi che ne sarà”?
Con questa convinzione mi addormento, ma nel cuore rimane una domanda: “E’ destino oppure no che vada tutto così?”
Ai posteri l’ardua sentenza…..