“Quando sei a Roma, vivi come i romani;
quando sei in un altro luogo,
vivi come si vive in quel luogo.”
Sant’Ambrogio
Toni chiaroscuri. Tramonti rossi come la brace.
Roma e la sua decadenza.
Roma e la sua gloria.
Non credevo che le due cose potessero convivere, eppure mi sbagliavo. E di grosso.
Questa città è molto diversa dalla “mia” Milano, ma questo, credo, si sapesse già.
Lo avevo capito fin da subito.
E’ una città che può regalarti grandi emozioni, piccolo squarci di bellezza e di meraviglioso, per poi buttarti giù a terra, basta un attimo, basta voltare l’angolo per scoprire quanto la salsa sia agrodolce.
Amara e soave, allo stesso tempo.
Altro che amatriciana.
Vivendo qui, respirando la sua aria, sudando nel suo caldo, conoscendo i suoi abitanti puoi intravedere molte cose e capirne altrettante: girare per il quartiere Trastevere e ritrovarti catapultato cinquant’anni indietro, fra vicoli e case di mattoni, varcare la soglia dello Stato Vaticano e immergerti a piene mani in quel mondo fatto di controsensi, dove si predica la miseria e poi si intravede qualche chierico a bordo di una Bmw.
Camminando per le strade del centro si è sommersi da turisti, ristoranti, pizzerie, prezzi esorbitanti e negozi di souvenir; però, basta allontanarsi e camminare un po’ più in là, magari finire per sbaglio in cima al colle Gianicolo per incontrare i Romani. Quelli veri.
Quelli delle generazioni passate che varcano il presente nella speranza di continuare ad andare avanti sempre nello stesso modo.
Ma la città cambia e con essa le sue persone.
A Milano non esiste più da tempo una popolazioni, qui si sta assistendo alla sua scomparsa, per lasciare spazio a una babilonia di persone, culture e civiltà.
La chiamano globalizzazione. Sarà…..
E puoi girarti Roma in un pomeriggio, partire da Piazza del Popolo, passando per le tappe obbligate del percorso(Fontana di Trevi, Pantheon, Altare della Patria, Piazza di Spagna) per poi finire lungo i Fori Imperiali, dove nel mezzo della folla, può accadere qualcosa di incredibile: rincontrare un amico che non vedevi da anni per puro caso.
Una persona che non doveva essere lì in quel momento e che, invece, per qualche strano scherzo del destino, finisci per ritrovare, anche solo per cinque minuti, e ti dice: “Ho riconosciuto la strana forma della tua testa”.
Non un bellissimo complimento, eppure il piacere rimane.
Sono incroci causali e improbabili che, in una città da tre milioni di persone, senza neanche farlo appositamente, rimangono ancora più impressi nella mente.
Indelebili fra le bellezze di una Roma antica e ormai diversa.
Lo splendore degli antichi Romani rivive in ogni angolo, in ogni colonna, in ogni pietra che cesella le strade polverose e quando arrivi di fronte al Colosseo, solo in quel momento, comprendi la maestosità e la grandezza di ciò che erano. Un tempo il Mondo finiva e iniziava qui. A Roma.
Impossibile non avere i brividi lungo la schiena.
E in quel Colosseo malandato e puntellato in mille parti, tra la terra dell’arena, basta chiudere gli occhi un secondo per sentire ancora le voci, le urla e i gemiti della folla. Un brivido che trapassa la pelle e impregna le ossa.
Potrei soffermarmi su altre mille sfumature intraviste nei mie giorni qui a Roma: le radio sportive che parlano solo di calcio, le trattorie che versano il sugo sopra la pasta senza alcun tipo di mantecatura, la passione spasmodica per il gioco del calcio balilla, la famosa coda alla vaccinara(deliziosa ma pesantissima) o le rinfrescanti passeggiate lungo il Tevere, gustando una grattachecca; eppure se così facessi, rischierei solo di focalizzarmi solo sulle tante macchiette che caratterizzano e abbelliscono Roma e i suoi abitanti, tralasciando, invece, la vera essenza.
La vera Romanità.
Io non l’ho ancora capita, presumo ci vorrà tempo.
Anche se, ogni tanto, mi è sembrato di percepirla, di sentirla, di bagnarmi con essa.
Intravederla di sfuggita.
E non mi riferisco, come si potrebbe pensare, a quell’essenza fatta di volgarità e folklore, in stile “Ah Chicco, li mortacci tua e de tu sorella”, credo che sia più un’anima fatta di lentezza e tranquillità, una serenità senza alcuna fretta che un qualsiasi romano potrebbe riassumerti con un: “Scialla, prendila con calma”.
O probabilmente no. Forse mi sbaglio.
Il mio viaggio continua.
E con esso, la scoperta di Roma.
Della mia Roma….