Arrivati!

Arrivati!

Principato di Monaco. Montecarlo.
La sera dopo il Gran Premio di Formula Uno.
Sfortunatamente arrivo in città solo per cena, decisamente a fuochi fatti, ma era stato impossibile per il sottoscritto trovare un biglietto per la corsa, che non costasse un occhio della testa, anzi due, e quindi mi sono dovuto accontentare.
Ma devo ammettere che, tutto sommato, ne è valsa la pena uguale.
Credetemi: il post gara è molto più divertente e interessante.
E, in fondo, il mio obiettivo principale non era quello di assistere alla gara, bensì di passare una serata nel casinò dei casinò, il fiore all’occhiello dell’intero principato, ovvero il Casinò di Montecarlo.
All’arrivo nel Principato rimango scioccato da due cose: la mole impressionante degli yacht attraccati nel porto di Monaco e la quantità di macchine sportive parcheggiate in giro come fossero delle Fiat Panda qualsiasi.
E’ uno Stato che emana odore di soldi da tutti i pori e le persone che abitano da queste parti, per la maggior parte stranieri con una seconda casa(quella delle vacanze) comprata nel Principato, sono ricchi da fare schifo. Lo giuro.
E non è per invidia, ma è una pura e semplice constatazione.
Ferrari di tutti i modelli e colori, Lamborghini, Rolls Royce, Porsche, Mustang e Limousine: una fiera dell’auto da lasciare a bocca aperta.
Dopo un giro turistico per il Principato, passando per alcune parti del tracciato, tra cui il famosissimo tunnel che passa sotto il Casinò ( potete immaginare che emozione quella di sentirsi come un pilota di Formula 1 con tutte le transenne, le barriere e le segnaletiche da corsa ancora posizionate), finalmente arrivo di fronte al Casino di Montecarlo.
Luci, colori, eleganza in ogni angolo, ricchezza quasi ostentata. Basta dare un’occhiata alle auto di lusso parcheggiate nell’ingresso per rendersi conto un po’ della situazione e delle persone che presto avrei incontrato.

Ingresso...

Ingresso…

Giusto per fare un esempio: mentre mangiavo qualcosa, prima di entrare nel Casinò, noto una persona che si siede al tavolo davanti il mio, con a fianco una biondona, che indossava un cappellino della Red Bull. Erano dieci minuti che aspettavo il cameriere, ma appena questa persona si è seduta al tavolo, subito il maitre del ristorante lo serve e prende le ordinazioni.
Lo guardo meglio: era Sebastian Vettel. Senza parole. E senza alcuna possibilità di avvicinarmi, neanche per una foto: il posto è di classe e queste persone pagano profumatamente per vedere tutelata la propria privacy.
Perciò, conferme sicure non posso averne, ma se non era lui, era sicuramente il suo clone. E complimenti alla signora….
Superato lo shock, mi decido finalmente ad entrare dentro il Casinò di Montecarlo. Che la serata abbia inizio!!!
Slot Machine, Tavoli di Black Jack, Roulette americane e centinaia di persone ammassate attorno ai tavoli.
Giacche, cravatte, donne in lussuosi vestiti da sera, cocktail e telecamere in ogni angolo. Basta una foto scattata dal cellulare per essere allontanati dal Casinò.
Improvvisamente, il mio occhio cade su una targhetta posta al fianco di ogni croupier:  “Puntata minima ai tavoli: 50 euro.”
Cinquanta euro, cinquanta euro a fish, cinquanta euro per una singola puntata alla roulette o una singola mano di Black Jack. Svengo.
Mentre tutte le persone attorno a me puntavano fish su fish senza battere ciglio.
Per un istante mi sono sentito veramente un pezzente, lo ammetto.
Osservo un po’ l’atmosfera e i volti dei giocatori: vecchi dalla faccia cupa, giovani dalla faccia disperata, donne che sembrano essere escort e molti sguardi imbruttiti dall’alcool.

Inside....

Inside….

Voglio riportarvi un evento e una persona che mi hanno colpito molto e credo possano essere emblematici per rendere l’idea di questo magnifico casinò, che attira clienti manco fosse una lampada per insetti.
L’evento è un semplice giro di roulette: i giocatori puntano, il croupier lancia la pallina e io, facendo un rapido calcolo delle fish, conto circa diecimila euro di puntate messe sul tavolo.
Esce un doppio zero, vince il banco e, magicamente, diecimila euro scompaiono nel cassetto del banco. Puff, magia!!!
Nel giro di un minuto. Immaginate la stessa cosa per tutta la notte. Impossibile fare un conto dei guadagni di questo casinò che punta tutto sulla sua fama, sul prestigio, sul nome e sullo sfarzo quasi pacchiano delle sue sale. Per non parlare delle private rooms dove per entrare, come minimo, bisogna garantire qualche migliaio di euro di copertura.
La persona, invece, è una donna di cinquant’anni, bionda, parecchi ritocchi chirurgici qua e là per tutto il corpo: drink in mano, mezza ubriaca, che giocava contemporaneamente sia alla Roulette che al Black Jack.
Probabilmente doveva essere la ricca e annoiata moglie di uno qualsiasi dei proprietari degli yacht attraccati nel molo, ma, la cosa che più si poteva notare, era il suo modo spasmodico di passare da un tavolo all’altro, giocando e rigiocando somme enormi di denaro.
Devo ammettere che la donna vinceva, ma la verità è che, in realtà, ad ogni mano perdeva quasi il doppio.
In parole povere, quella signora era un’incallita malata del gioco.
E qui giocare non costa poco…..
Centinaia e centinaia di persone che quotidianamente,con il vizio del gioco, puntano risparmi e case per colpa di una malattia. Perché di malattia si tratta.
Un vizio che può mandare sul lastrico chiunque, poveri, ricchi e, sopratutto, schifosamente ricchi, che non si accorgono di perdere fortune.
Concludo la serata, decidendo di puntare anche io cinquanta euro: in fondo, che non si dica mai, che io sia andato al Casinò di Montecarlo senza giocare neanche una mano.
Do i soldi al croupier( il quale mi guarda alquanto schifato) e mi da in cambio quella fish, quasi dall’aspetto magico, che decido di giocare alla roulette.
Si va. Punto sul nero. La pallina gira, gira e rigira e infine: esce il 18 rosso. Azz…
Cinquanta euro volano via in un batter d’occhio. Evidentemente non doveva essere il mio giorno fortunato!
Perciò mi alzo, do un’occhiata in giro senza alcun desiderio di giocarmi altri soldi e me ne vado via, ma con un sorriso stampato in faccia.
Devo ammetterlo: non fa proprio per me.
Purtroppo sono troppo intelligente per cadere in simili tranelli più di una volta…..