Non ero mai stato ad Amandola(un piccolo paesino dell’entroterra marchigiano n.d.r) in vita mia. Giuro, mai.
Ventisei anni e nemmeno una volta avevo avuto l’occasione di recarmi ad Amandola, neanche con la scusa di andare a mangiare un gelato alla celebre “Casa del Gelato”. Niente.
Poi per caso, una mia amica australiana mi chiese di portarla a vedere le zone montagnose del fermano: quale occasione migliore per recarsi finalmente ad Amandola?!
Girando fra i vicoli del paese, fino a raggiungere la parte più alta, mentre il cielo già preannunciava un acquazzone da lì a pochi minuti, ecco ritrovarmi di fronte una vecchia porta con su scritto ” Il falegname va in ferie dal 23/12/2012 al 31/12/2014″.
Pensai: “Ammazza, il tipo si è preso le ferie brevi”.
Sembrava finita lì la cosa eppure, tornando verso Fermo, la sera, decisi che avrei voluto approfondire questa storia e conoscere il suddetto falegname. Grazie all’aiuto del nostro corrispondente da Amandola, Marco Squarcia, tutto ciò mi fu possibile.
Il suo nome è Ivo Ortolani, sessantasette anni manco a sentirli, vedovo, due figlie, una vita passata fra i tavoli e gli attrezzi della sua falegnameria.
Mi accoglie nella sua officina, in un giorno di pioggia (ma piove sempre ad Amandola?), e mi fa fare un giro al suo interno: mi mostra i suoi arnesi, i suoi utensili, i macchinari usati per più di quarant’anni, che ora rimangono fermi, mentre la polvere e le ragnatele avanzano.
E’ un pensionato, e alla domanda sul perché di quei cartelli appesi all’ingresso, mi risponde: “E’ dal 1992 che appendo quei cartelli, lo sai? All’inizio era semplicemente un modo per tenere lontane le persone, visto che avevo sempre troppe cose da fare. Grazie ai cartelli avevo finalmente modo di respirare ed entrava solo chi sapeva che non ero veramente in ferie. Poi con il tempo mi ci sono affezionato, tanto da diventare una tradizione, e quindi li ho lasciati appesi, cambiando ciclicamente le date delle ferie. Ma adesso le cose sono cambiate, sono in ferie per non chiudere…”.
Ivo e la sua famiglia sono falegnami da più di cent’anni , instancabile lavoratore, nonostante la pensione e il tempo di crisi, non si è mai rassegnato e ha deciso di tenere “aperta” la sua attività.
“Avrei potuto chiudere, è vero, ma non me la sentivo proprio. Non volevo rassegnarmi al fatto che dovessi smettere di essere un falegname per sempre. A me è il lavoro che mi tiene in vita e perciò ho deciso di andare in ferie, in attesa che i tempi migliorino.”
Nonostante le vacanze forzate, Ivo ha ancora qualche lavoretto, ma nulla che gli permetta di tenere aperta la falegnameria sul serio. Quando è giù di corda, sale in sella al suo maxi-scooter e gira per i monti e le colline del Fermano. Vorrebbe trovare qualche ragazzo a cui insegnare la nobile arte della falegnameria, ma a quanto sembra nessuno è interessato alla cosa.
“Io vorrei avere qualcuno che possa portare avanti l’attività, ma sembra che ai ragazzi interessi tutt’altro. Non capisco.”
Ovviamente la speranza è che le cose vadano meglio e attraversando le varie sezioni della sua falegnameria, posso percepire quanta vita sia passata per quelle stanze,il sudore, la passione, la sofferenza, il piacere di vedere terminato un mobile, un tavolo, una credenza dopo tanto faticoso lavoro.
Guardando gli occhi di Ivo, intravedo, ma solo per un istante, la sua tristezza, quasi commozione, che poi sparisce, coperta dal suono della sua voce. E posso percepire quanto sia dura per lui, adesso, vedere come le cose siano cambiate.
Eppure Ivo ha una tempra di ferro, diamine, e non molla.
Mi dice: “Chissà, forse riaprirò sul serio, oppure appenderò un nuovo cartello di fuori e le mie ferie andranno avanti. Purtroppo mi tocca essere in vacanza per non pagare i costi, ma guarda che al Comune sono ancora registrato come falegname, eh? Io non voglio lamentarmi o criticare qualcuno, ma con questi tempi di crisi, devo dire che nessuno ha provato a darmi una mano. Un aiuto. Ma questa è una situazione non solo mia, ma di tanti altri artigiani come me. Il governo non ci aiuta. Solo tasse e bollette, nonostante le cose vadano come vanno.”
La volontà ferrea è quella di non chiudere. Si vede, e ne sono colpito.
Tanto che, mentre lo saluto, gli domando: “Ivo, ma ci hai mai pensato ad andare in ferie sul serio?”
La sua risposta mi lascia di stucco: “Le mie vere ferie sono quando lavoro.”