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Sono le città degli studi, i luoghi dei viaggi e dei primi lavori, l’Europa delle conoscenze e delle esplorazioni.
Il porto è invece il luogo da cui si parte e dove si torna, per riposare, rifornirsi: e ripartire.
Ma, ripeto, non è il mare.
L’ho già scritto, lo ripeto: non c’è nulla di più triste, arrivati a una certa età, che capire di non essersi mai mossi.
Di aver girato in tondo nel porto, accettando le sue piccole consolazioni: i soliti amici con cui tirare tardi, birra e corteggiamenti, un lavoro qualunque basta che arrivi.
Non è un invito a scappare.
E’ un invito ad andare perché poi sarà bello tornare.
Il nostro viaggio non è infinito: per restar fermi avremo molto tempo, dopo.”
[Beppe Severgnini, “Italians”-Corriere della Sera]