Sono passati 28 anni da quella triste notte del 26 Aprile 1986, eppure ancora oggi l’eco di quell’esplosione rimbomba nei cuori e nelle menti di tutti coloro che vissero quel periodo.
E pensare che quando il reattore N° 4 esplose, a causa delle elevate temperature che il nocciolo raggiunse e la rimozione delle barre di grafite che ne controllavano la reazione, nessuno senti niente.
Nessuno si accorse di niente.
Passarono addirittura giorni prima che le notizie trapelassero e mentre l’aria si contaminava sempre più di polveri radioattive, la gente iniziava a preoccuparsi.
Facevano bene…
Persino a Kiev, nessuno sapeva niente.
Le poche voci che giungevano, si limitavano a riferire: “E’ successo qualcosa a Chernobyl….”
Nonostante il tempo trascorso, nonostante le pagine e pagine scritte a riguardo di questo disastro che cambiò la vita di migliaia di persone e condannò il vecchio e logoro regime sovietico, nonostante l’Unione Europea si sia finalmente decisa a intervenire per risolvere la questione della centrale nucleare di Chernobyl e debellare il rischio di un possibile crollo del Sarcofago (lo strato protettivo di acciaio e cemento che fu costruito per coprire il reattore), sorge spontanea una domanda:
Cosa rimane oggi di questo disastro nei ricordi degli Ucraini?
Girando per le strade di Kiev, la capitale dell’Ucraina, è difficile incontrare persone che siano disposte a parlare del disastro e spesso e volentieri rifiutano persino di dare un’opinione personale, un semplice giudizio.
Alla domanda: Cosa ne pensa lei del disastro di Chernobyl? Le persone si allontanano e al massimo dichiarano: “Una brutta cosa, una brutta cosa…”
La verità è che, a distanza di 28 anni, il ricordo di Chernobyl e tutte le sue conseguenze rimane vivido e lucido tra la popolazione ucraina, come una ferita impossibile da rimarginare; in quanto, fin dal giorno successivo quel fatidico 26 Aprile, il destino di ogni abitante dell’Ucraina cambiò per sempre e tuttora rimane legato, incrociato a doppio filo con quello della centrale nucleare: i malati, i morti, gli invalidi, le persone nate con deformazioni, le polemiche, le critiche, le ricerche scientifiche, gli studi, le analisi fino ad arrivare, oggigiorno, al turismo.
Perché si, va detto: visitare Chernobyl è possibile.
120 euro per poter godere di una giornata intera fra le bellezze di Chernobyl e tutto ciò che le sta intorno, addirittura con guida turistica in lingua inglese al seguito.
Il dramma che diventa attrazione, il dolore e il ricordo che si tramutano in attrazione per amanti del turismo estremo.
E pensare che tutto ciò, nonostante porti ingenti introiti nelle casse del Governo ucraino (l’organizzatore di questi pittoreschi tours) agli Ucraini non piaccia. Anzi, li infastidisca proprio….
Parlando con le poche persone disposte a rilasciare una dichiarazione e raccogliendo le loro testimonianze in relazione al disastro di Chernobyl, emergono informazioni inaspettate e interessanti:
“Oramai, dopo quasi 30 anni, Chernobyl non esiste più, è passato e rimane solamente un brutto ricordo, una data speciale che viene commemorata una volta all’anno” afferma Vladimi Petrovic, un anziano signore che, nonostante parli solo russo, racconta cosa sia per molta gente, oggi, il ricordo di quel terribile giorno.
“Il fatto che Chernobyl sia diventata una metà turistica, sinceramente mi offende e non capisco chi possa visitare questi posti. E’ macabro.
E’ come se trovassero divertente la nostra sofferenza, quasi gli facesse piacere il nostro dolore”.
Sono le parole di una giovane ragazza, di nome Alyna Alichenko, che al solo sentire pronunciare la parola Chernobyl, sfoga con noi tutta la sua rabbia e frustrazione, nonostante non abbia, in verità, vissuto sulla sua pelle il dramma.
Lei, come molti suoi coetanei, è solo parte di una generazione venuta dopo, soprannominata “La generazione radioattiva”, nella quale rientrano tutti coloro che nacquero dal’ 1987 al 1993, bambini marchiati a fuoco con il segno indelebile di quell’incidente e delle sue conseguenze a livello di salute e di vita quotidiana.
Perché, in fondo, ogni Ucraino ha vissuto, direttamente o no, il dramma della centrale di Chernobyl e ognuno avrebbe qualcosa da dire o da raccontare: una storia personale, la vicenda di un amico o di un parente morto oppure scampato alla contaminazione o il racconto di quel nefasto giorno.
Ma nessuno ha voglia di parlarne…
Dopo una giornata intera, passata a inseguire ucraini per intervistarli riguardo l’incidente nucleare e le sue conseguenze, ottenendo come risposte quasi sempre dei no secchi e perentori, sorge spontanea una domanda: “Perché qui non vuole parlarne nessuno? In fondo è successo più di 28 anni fa!”
Alla fine le risposte che cercavamo ci sono arrivate nel momento più impensabile: tornando al nostro hotel, ci ritroviamo a parlare della cosa con una ragazza della reception che ci spiega:
” Qui nessuno vuole parlarne, perché la verità è che tutti vogliono semplicemente dimenticare, lasciarsi la sofferenza e tutti quei morti alle spalle. Ricordare è doloroso per chiunque.
Fa troppo male….ancora oggi.
Per noi è molto meglio far finta che non sia mai successo.”
E pensare che la verità era così palese, così sotto i nostri occhi e nessuno di noi l’aveva capita….