Si può viaggiare in molti modi, partire con lo spirito che si preferisce e andare ovunque uno voglia, ma ricordatevi sempre una cosa: non dimenticatevi assolutamente la valigia, specialmente alle cinque del mattino.

Perché il mio viaggio è iniziato proprio così: arrivare alla stazione di Cadorna e accorgersi di non aver preso la valigia a casa.
E posso giurarlo: correre come un folle all’alba con un treno in partenza non è proprio il massimo come inizio.
Granita con panna e Brioche

Volo Milano-Catania diretto e, in meno di due ore, il mio viaggio in terra sicula può finalmente cominciare.

L’atmosfera che si respira è qualcosa di indescrivibile e basta un attimo per accorgersi come, da queste parti, tutto funzioni in maniera diversa. Persino l’aria che si respira ha un odore diverso.
Un misto di magia, calore umano, misticismo, antichità, calma e pace. 
Da queste parti nessuno ha fretta.

Arrivato a Messina, dopo un breve corso full immersion di dialetto siciliano con delle simpatiche nonnine, mie vicine di posto, a bordo del pullman, incontro finalmente Circe, che nella realtà si chiamerebbe Alessia Chité, ma decido di ribattezzarla in questo modo, in quanto lei sarà la guida ufficiale di un Ulisse senza mappa a tutti i piacere e le meraviglie dell’isola.

Il “Coppu da sogera”

Anche se l’Ulisse, visti i ritmi con cui bevono e mangiano da queste parti e, sopratutto, visto cosa mangiano, teme più di tornare a casa con dieci
chili in più che di smarrirsi.

Il Cannolo siciliano 

Perché qui c’è da provare di tutto: gli arancini al ragù, i cannoli siciliani, la granita al caffè con panna e brioche , il “Coppu da Sogera, una bevanda fatta con acqua frizzante, granatina, succo di limone e sciroppo alla fragola.

Per non parlare del pesce, i formaggi, i salami e le “braciole”: degli involtini di carne ripieni di formaggio e mollica. Squisiti.
La giornata scorre fra delizie sicule e specialità tipiche messinesi tanto che, nell’arco di cinque ore, ho già mangiato e bevuto tre volte.
Come inizio non c’è male, per la mia già poco invidiabile linea non esattamente.

Messina è una città stupenda e ricca di storia: fondata dai greci più di duemila anni fa ne ha viste di tutti i colori ed è stata da sempre terra di conquista per ogni civiltà: dai romani fino agli arabi, per passare dai normanni fino ad arrivare alla dominazione spagnola.

Immaginate tutte queste culture messe insieme in un unico posto e vi sarete fatti un’idea di cosa sia Messina.
Il porto di Messina

Mentre Circe mi guida a bordo della sua seicento blu, un po’ vecchiotta ma con un motore impressionante, scopro la città, il Duomo, l’università e due chiese in cima alla collina che sovrasta la città, chiamate “Chiesa di Montalto” e la “Chiesa del Cristo Re”. Assolutamente da visitare per il panorama che offrono della città e sopratutto dell’intero stretto.

Lo stretto di Messina è famoso a tutti per l’improbabile ponte che dovrebbe essere costruito, prima o poi, per unire l’isola alla terra ferma, eppure questo ponte, in passato promessa di mille governi, si rivela essere una chimera che difficilmente sarà realizzata per ovvi motivi: i costi per la realizzazione e i tempi d’attesa.
Il punto in cui sorgerebbe il Ponte sullo stretto

Al di là del fatto che molte persone non siano per niente entusiaste di una simile ipotesi, in quanto deturperebbe il paesaggio e toglierebbe il lavoro a tutte le persone che guidano i traghetti da Messina a Reggio Calabria, la verità è che realizzare il ponte sullo stretto costerebbe troppo e in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando, probabilmente non sarebbe la cosa migliore da fare.

Una frase di Circe mi colpisce e credo sia esemplificativa di ciò che sto dicendo: “Ci hanno messo dieci anni per realizzare la linea dei tram, figuriamoci il ponte!”.
La vista dello stretto rimane comunque uno spettacolo da non perdere mentre, va detto, che tutte le migliori spiagge di Messina sono lontane dal centro città e quasi tutte in prossimità dei due Piloni: antiche costruzioni dalla forma antennoide, una sul lato calabrese e un altra sul lato siculo, che un tempo servivano per portare la corrente elettrica dalla Calabria fino alla Sicilia e che oggi sono rimaste come simbolo dello stretto. Peccato siano chiuse al pubblico perché sono altissime e da là in cima la visuale sarebbe meravigliosa.
La spiaggia di Acqualadrone

La spiaggia che ho visitato si chiama Acqualadrone e in antichità era la spiaggia nella quale attraccavano i pirati, il mare arriva a ridosso degli alberi mentre la battigia si limita ad essere larga giusto una decina di metri. l’acqua è cristallina ma, al contrario di altri stretti, non è freddissima mentre sono pittoresche i resti di antiche case ingoiate dal mare e, oggi, parte integrante dei fondali e della spiaggia.

Devo dire che sto lentamente entrando nello spirito siculo dell’isola e vorrei chiudere questa prima parte del reportage parlandovi della vita notturna messinese: si balla lungo il litorale in discoteca sulla riva del mare, mentre sullo sfondo le luci della città di Reggio Calabria fanno da scenario per serate veramente molto particolari.
Dove si possono fare anche conoscenze interessanti: mentre Circe mi presentava tutti i suoi amici, non so perché ma sembrava conoscere tutto il locale in cui mi aveva portato, conosco un ragazzo che si diverte a fare l’imprenditore.
Un po’ fighetto per i miei gusti, ma si rivela essere il figlio di una delle famiglie più ricche di Messina: paga da bere a tutti, fa il piacione e si vede che sa di poterselo permettere.
In fondo dicono che i soldi facciano la felicità no? Ad ogni modo, sembra affezionarsi a me e mi racconta un po di sé e delle sue intenzioni: si era annoiato di fare il mantenuto e aveva deciso di darsi all’imprenditoria del divertimento e dell’intrattenimento.
Non male come idea, apprezzabile direi, e parlandoci sembra anche sapere il fatto suo, eppure mi rimane un po’ di amaro in bocca, ascoltando le sue parole.
E’ facile parlare di investimenti e intenzioni quando si ha alle spalle il paparino che finanzia….
La realtà è molto differente.
Tanto che, andandomene dal locale, lo trovo accasciato sulla spiaggia, probabilmente devastato dall’alcool, e mi viene da pensar che una persona può avere tutti i soldi che vuole, ma come dicevano i vecchi marinai dalle mie parti: “Se non hai le casse, non vai da nessuna parte”.
Non c’è nulla da fare.

Panorama di Messina visto dalla chiesa del Cristo Re