admin-ajax.php“Io ero sempre stata una di quelle persone che aveva confidato nella tecnologia e il 1963 mi sembrava un anno incredibile: pieno boom economico in Italia.
Io vivevo a Longarone, nella valle del Piave, e avevano costruito da 4 anni una diga artificiale per sfruttare le acque del torrente Vajont.
Era immensa. Era colossale. Il simbolo perfetto dell’ingegneria italiana, di un paese che stava lentamente uscendo a testa alta dopo gli anni del Post guerra.
Eravamo tutti orgogliosi e contenti perché, una simile costruzione, aveva portato lavoro a un sacco di persone.
Mi piaceva quella diga….
E poi, una notte, venne giú tutto.
Dovetti cambiare idea.
Una frana, precisamente 270 milioni di metri cubi di rocce e terra, si staccarono dal monte Tok e finirono tutti dentro l’invaso, neanche un mt cubo in meno, provocando un’onda di circa 30 mt che scavalcó la diga.
Un muro d’acqua. Era solo acqua, eppure sembrava cemento…
La forza della natura che portava via tutto e tutti e non avrebbe piú restituito niente a nessuno.
Amici, case, parenti, ricordi.
Tutto trascinato via. Non rimaneva in piedi niente.
Avevo visto una cosa simile, solo nel 1945, guardando le immagini di Hiroshima.
Quando mi svegliai, mi ritrovai incastrato fra i rami di un albero. Credo che furono loro a salvarmi.
Io ero vivo. Ma la mia famiglia non piú.
L’avevo persa per sempre. Scomparsa.
E soltanto per colpa dell’uomo e della sua arroganza. Tutta colpa loro!
Del credersi Dio, quando in realtá non sono veramente niente, non hanno alcun potere.
Era questo il progresso?
Ricordo quando i soccorritori mi estrassero dall’albero, dissero: “Ora sei salvo!!!”.
E io che, al contrario, mi domandavo semplicemente:” Si, ma adesso chi mi ridará indietro la mia vita?”

A 52 ANNI DAL DISASTRO DEL VAJONT, UN RICORDO SCRITTO DA ME PER ONORARE LE 2000 VITTIME MORTE, UCCISE DALLA FURIA DELLA NATURA E DALLA SUPERBIA UMANA. IN GENERE SI DICE: “PER NON DIMENTICARE”.
MA LA COSA MI SEMBRA SCONTATA, CHI MAI POTREBBE?