Yağiz Elmastaşoğlu è web editor  per un agenzia che si chiama Woisio, ha 23 anni e proviene da Alsankak, vicino Smirne. 

Una foto di Yagiz durante l’occupazione
E’ laureato all’università all’ Akademi 35Buçuk Sanat Evi, è un supporter del Galatasaray e  sogna, un giorno, di diventare attore. 

Fin dall’inizio delle proteste in Piazza Taksim, il 29 di Maggio, ha passato giorno e notte a fianco dei manifestanti per protestare contro le aspre politiche di Erdoğan e ieri sera si trovava in Piazza Taksim. 

Lo intervistiamo affinché possa raccontarci i fatti avvenuti alle 21:00 di  Sabato 15 Giugno, quando la polizia ha improvvisamente attaccato i manifestanti per costringerli ad abbandonare le proteste, e ciò che è successo  poi durante tutta la notte. 

Puoi raccontarci, con parole tue, cosa è successo ieri sera?
Certamente: dopo il compromesso ottenuto ad Ankara la notte di Venerdì 14 Giugno( una corte avrebbe deciso le sorti di Gezi Park) fra i nostri rappresentanti e il presidente Erdoğan, la situazione sembrava tranquilla.
Eravamo in piazza, si cantava, si ballava, la gente intonava slogan, mentre la polizia se ne stava a guardare, proprio perché gli accordi raggiunti fra le parti avevano bloccato le rappresaglie contro i manifestanti.
Poi, all’improvviso, senza che nessuno potesse prevederlo, la polizia si schiera in assetto antisommossa e ci intima a lasciare la piazza.
Ovviamente nessuno gli ha dato retta.
E così è partito l’attacco contro di noi: gas lacrimogeni, cannoni ad acqua, bombe acustiche, proiettili di gomma contro tutto e tutti.
Nessuna distinzione.
Addirittura, la polizia ha fatto ricorso a sostanze urticanti messe all’interno dell’ acqua sparata contro di noi. E’ assurdo. Stavolta non hanno avuto mezze misure.
Confermi che, all’interno della piazza, erano presenti anche bambini, molte madri dei manifestanti, anziani, gente normale e giornalisti? 

Si, la piazza era piena e molta gente era venuta per manifestare pacificamente il proprio dissenso.
Lo sgombero di Sabato 15 Giugno
La situazione sembrava tranquilla e non ci sarebbero dovuti essere pericoli per nessuno.
Invece, la polizia non ha fatto distinzioni, ricorrendo ad ogni mezzo pur di liberare la piazza e, addirittura, il Gezi Park, dove molti dei manifestanti erano accampati.
Ci sono stati moltissimi di feriti e anche gente che non c’entrava niente è stata aggredita senza alcuna pietà.
Ad esempio: le persone all’interno dell’hotel Divan che sono state colpite solo perché si erano offerte di proteggere e curare i manifestanti.
Cosa è successo dopo lo sgombero di Piazza Taksim? 

L’attacco è stato così violento che tutti i manifestanti sono scappati via.
Subito la piazza e il parco sono stati presidiati e ripuliti da tutte le barricate, le tende, gli striscioni e le bandiere.
Ma questo attacco improvviso ha scatenato una reazione impensabile: moltissime persone, da tutta Istanbul( sia parte occidentale che orientale) sono scese in strada a manifestare per tutta la città e molte di loro si sono messe in marcia verso Taksim, attraversando a piedi persino il Ponte del Bosforo, pur di raggiungere la piazza.
Infatti tutti i mezzi di trasporto erano stati chiusi e tutte le vie verso Taksim bloccate e presidiate da poliziotti armati.
Nonostante ciò, la gente non è rimasta intimorita e per tutta la notte ha manifestato in ogni parte di Istanbul.
Come è la situazione adesso in Piazza Taksim? 

La piazza è vuota, la polizia sta cercando di bloccare chiunque provi a rioccuparla e, alcune voci dicono, che abbiano iniziato a tagliare gli alberi all’interno di Gezi Park.
I manifestanti sono tutti all’esterno della piazza, mentre molti si sono radunati in altri quartieri, come quello d iAkaretler e Istiklal e stanno lottando con la polizia per rioccupare Taksim.
La verità è che tutta la città è  in subbuglio e centinaia di migliaia di nuove persone, dopo i fatti di ieri, adesso hanno deciso finalmente di scendere in strada per manifestare.

 

Gli scontri all’esterno di Piazza Taksim
Perché, nonostante gli accordi di venerdì notte ad Ankara, il presidente Erdoğan ha deciso di attaccare comunque i manifestanti, venendo meno al compromesso fatto? 

Perché è un dittatore.
E i dittatori non scendono a compromessi.
Il suo scopo era quello di ripulire Piazza Taksim entro 24 ore e, nonostante gli accordi, non ha avuto alcuno scrupolo.
Anzi, proprio per il fatto che i manifestanti, in virtù del compromesso con il governo, avessero abbassato la guardia, per la polizia è stato estremamente facile sgomberare la piazza con un attacco a sorpresa.
Tutto ciò dimostra come Erdoğan non avesse, fin dall’inizio, mai avuto intenzione di scendere a patti con i manifestanti, bensì il suo unico intento era quello di debellarli tutti, in quanto terroristi, a suo parere.
Gli accordi di Ankara sono stati semplicemente una montatura per fare contenta l’opinione pubblica internazionale.
Cosa pensi delle persone, quasi un milione, che si sono riunite nel quartiere di Kazlicesme, per la manifestazione organizzata da Erdoğan e dal partito Akp? 

Vuoi sapere la verità? Molte di quelle persone sono state pagate dal partito per presenziare lì.
L’Akp ha persino organizzato dei pullman per portarli a Kazlicesme e a molti ha concesso di usufruire dei mezzi gratuitamente.
Lo scopo di Erdoğan è uno solo: rafforzare la propria posizione fra la popolazione che ancora lo sostiene, per metterla contro le persone che hanno manifestato in Piazza Taksim e che sostengono la causa dei manifestanti.
Vuole dimostrare al mondo che la Turchia ancora è dalla sua parte.
E la strategia che sta adottando è molto semplice: mettere i turchi gli uni contro gli altri.
Cosa pensi succederà adesso? 

Le proteste non finiranno e la polizia attaccherà con sempre più forza e ferocia tutte le persone che manifesteranno.
Ci saranno nuovi feriti, nuovi arresti, aumenterà il numero dei morti, ma le persone stavolta non si arrenderanno, dopo quello che è successo ieri.
Molto dipende da cosa avverrà nei giorni a seguire, ma l’ipotesi adesso che il tutto possa degenerare in una guerra civile non è da escludere.
IACOPO DUEMONDI LUZI