Svegliarsi una mattina e decidere, così di punto in bianco, di voler andare in Africa per fare volontariato.

Questa è la storia di Serena Ciferri, una studentessa fermana di 19 anni, che a cavallo fra Luglio e Agosto di quest’anno, si è recata per un progetto di volontariato in un piccolo villaggio del Kenya.

Un’esperienza che le ha cambiato la vita.

1) CIAO SERENA,  POTRESTI INIZIARE RACCONTANDOCI DELLA TUA ESPERIENZA IN AFRICA?

L'intervistata Serena Ciferri

L’intervistata Serena Ciferri

Sono stata, per circa un mese, in un villaggio nel sud del Kenya chiamato Chakama, a 50 km dalla città di Malindi.

Il tempo mi è volato così tanto, che quando dovevo ripartire, mi sembrava che fosse passata solamente una settimana.

Giù le giornate trascorrevano, la mattina,  aiutando nei lavori di manutenzione e costruzione del villaggio, mentre il pomeriggio giocavo e passavo tutto il tempo con i bambini.

2) COME SEI FINITA IN KENYA? IL MOTIVO CHE TI HA SPINTO AD ANDARE GIÚ?

Sono andata in Kenya perché avevo voglia di aiutare, ma soprattutto perché avevo bisogno di scappare da questa parte di mondo eccessivamente industrializzata che ti mette sotto pressione e crea dei falsi bisogni. Ho sentito come un forte richiamo e che ora è ancora più forte!! Perciò, tramite un’amica di famiglia, sono entrata in contattato con Popi Fabrizio, un signore di Milano che vive a Nairobi e lavora nel mondo delle ONG.

Parlando con lui, le sue parole mi hanno trasmesso un tale entusiasmo per questo progetto, che ci ho pensato due volte, ho prenotato il volo e sono partita!!

3)  COME È LA SITUAZIONE OGGI IN KENYA? QUALI PROBLEMI CI SONO?

Mah, la situazione in Kenya è abbastanza tranquilla, nonostante ci siano alcuni problemi a livello sanitario, come la malaria, e ovviamente le tensioni con la vicina Somalia.

Il cibo e l’acqua non mancano, al contrario di quello che pensassi, e, nonostante i problemi, vivono molto più serenamente loro che noi. Incredibile no?

4) E GLI STRANIERI? COME SONO VISTI GIU?

Beh noi bianchi veniamo definiti “Muzungu”, ma sicuramente lì non ti senti uno straniero. Fin dal primo giorno vieni accolto dalla popolazione di Chakama come uno del posto e ti fanno sentire fin da subito a casa, tanto che quando ti salutano dicono: “Karibu!!”, ovvero “Benvenuto a casa”.

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Il villaggio di Chakama

Il bello è che non ti vedono come uno straniero, loro ti aprono la porta di casa loro, ti offrono il  loro cibo e sono felicissimi quando ti fermi a parlare con loro anche se solo per cinque minuti.  In Italia queste cose non le trovi, ed è proprio dove io sono cresciuta che mi sono sempre  sentita una straniera, non di certo a Chakama!!

5) HAI PARLATO DI UNA ONG CHE LAVORA A CHAKAMA,  IN COSA CONSISTE ESATTAMENTE  QUALI SONO LE LORO ATTIVITA’ IN KENYA?

A Chakama,  Popi Fabrizio e la sua ONG chiamata Karibu Onlus  hanno dato vita a un progetto che prevede la costruzione di due scuole (un asilo e una scuola elementare), mentre già stanno realizzando un orfanotrofio e di un forno a legna, che darà la possibilità alla popolazione di Chakama di poter cuocere il pane.

Inoltre una parte dei terreni del villaggio verrà utilizzata per l’allevamento di animali e un’altra per la coltivazione di ortaggi.

La Karibu Onlus, con l’aiuto dei volontari e delle persone del posto, sta portando avanti questo progetto con lo scopo di aiutare gli abitanti di questo villaggio a raggiungere una propria indipendenza sia a livello alimentare che economico.

6) RACCONTACI QUALCHE EPISODIO INTERESSANTE O DIVERTENTE? altAjnJw9nFkTmD76-eu-bx-wlUb3-xYmBZG-BKmyYR_vPp_jpg

Uno dei giorni più belli che ho passato è stato quando un pomeriggio, appena mangiato io e alcuni degli altri volontari siamo andati al fiume e ci siamo divertiti come pazzi, abbiamo fatto il bagno con i bambini e quello per me è stato un giorno molto significativo perché ho potuto legare molto con un bambino di nome Kazungu, un ragazzino di 14 anni, che si è rilevato essere una parte importante della mia esperienza a Chakama.

Si è molto affezionato a me e, da quel momento,  è diventato quasi come un fratello per me, io che sono figlia unica.

Un’emozione fortissima.

Anche ora che sono tornata in Italia, continuiamo a sentirci molto spesso.

7) SE UNO VOLESSE ANDARE GIU, COME POTREBBE FARE?

Basta contattare Popi Fabrizio, fare una chiacchierata con lui, indicare le date in cui si vorrebbe andare e partire. Nulla di più semplice!!! Comunque tutte le informazioni possono essere trovate sul sito della Karibu Onlus: http://karibu.machegioia.it/

altAmpPLmwgfLKmkX8gEACxF_6uTVjYVX28nlk23wQKX9nz_jpg 8) E ORA CHE SEI TORNATA, COME TI SENTI? COSA TI HA  LASCIATO QUEST’ESPERIENZA IN AFRICA?

Sono stata nella vera Africa, quella che non ti lascia neanche quando  torni a casa perché lascia in te un segno fatto di suoni, colori, sapori,  odori tipici della savana.

Quando sono tornata ho scritto un’e-mail a Popi chiedendogli come  poter curare il “mal d’africa”, e lui mi ha risposto “Il mal d’africa non è  una malattia, ma la gioia di aver ritrovato se stessi”.

E aveva proprio ragione.. a Chakama io ho ritrovato me stessa!! Ora mi  manca tutto, dai tramonti che ti lasciano senza parole alle albe mozzafiato, mi manca camminare a piedi nudi tra le stradine di terra rossa e la savana, mi mancano i miei piccoli africani, i loro scherzi, le risate che mi facevo con loro, i loro abbracci e i loro sorrisi, mi mancano le persone del posto, i bimbi che mentre cammini per strada ti prendono per mano anche se non ti conoscono, mi manca camminare tra i campi per arrivare al “Galana”, il fiume, per vedere uno dei panorami più belli al mondo.

Asante sana Chakama ( Grazie mille Chakama)  per tutto quello che mi hai dato, mi continui a dare e mi darai. Ma soprattutto Asante sana Popi che ha creato tutto ciò e offerto la possibilità, a ragazzi e ragazze come me, di poteri vivere simili esperienze

9) INTENZIONI PER IL FUTURO? LO CONSIGLIERESTI AD ALTRE PERSONE COME ESPERIENZA DA FARE?

In futuro? Certo che tornerò! Una volta che sei venuto a Chakama è difficile non tornare, anzi direi impossibile!!altAuOaOuPE-JPjgD3KLz58uyL6nCEYuA8tKXCjpbVD52oF_jpg

Per quanto riguarda un consiglio da dare a chiunque fosse intenzionato a recarsi in Africa per qualche attività di volontariato: andate!! È un’esperienza unica che ti cambia dentro.

Andate e cercate di starci il più possibile, perché camminando scalzi, vivendo di cose semplici, riscoprendo tutte quelle cose che in Italia non siamo più abituati a vivere, ci si sente veramente liberi. E si capisce quanto siamo fortunati e, in realtà, manco ce ne accorgiamo..