Ultimo giorno di Festival? Ma come? Di già?

Non è possibile, cioè già sono passati 3 giorni da quando è iniziato?

Ebbene si, il tempo vola e ci ritroviamo già al capitolo finale dell’edizione 2013 del Festival di Internazionale.

Carlo Ciurlo e la sezione "Visti dagli altri"

Carlo Ciurlo e la sezione “Visti dagli altri”

Dopo due giorni a base di politica estera, economia, giornalismo internazionale e politica italiana, la Domenica si cambia decisamente registro: cercherò di capire meglio il mondo del settimanale “Internazionale” e tutto ciò che gli gira intorno, partecipando a dei mini seminari riguardanti la grafica del giornale, i blog e la sezione, a me molto cara, chiamata “Visti dagli altri”.

Si incomincia la mattina con Carlo Ciurlo, responsabile della sezione di Internazionale, che parla di Italia attraverso i giornali esteri. Ciurlo racconta delle difficoltà che si incontrano ogni volta nel cercare notizie che non siano trite e ritrite, in quanto la stampa estera, specialmente nei paesi minori, difficilmente tratta tematiche italiane e spesso deve spiegare anche le cose più banali ai propri lettori, per permettergli di capire la situazione.

Non tutti i giornali sono così e le più grandi testate internazionale, a partire da Le Monde fino ad arrivare al The Economist, parlano spesso di Italia, in quanto affascinati da quell’assurdità, unica al mondo, che è la nostra politica fatta di bunga bunga, giaguari, liti continue e comici che risultato essere più carismatici dei politici stessi.

Insomma: di tutto e di più.

Come spiega Ciurlo, così facendo, gira che ti rigira, si tende sempre a riproporre gli stessi giornali, però è l’unica soluzione per offrire un prodotto che sia sempre diverso, di qualità e che offra punti di vista obiettivi, sebbene sia molto complicato esserlo sempre e comunque.

Giovanni Ansaldo e i segreti di un blog

Giovanni Ansaldo e i segreti di un blog

Finito il primo seminario, il secondo parla di blog e di come scrivere contenuti che siano interessanti, insieme a Giovanni Ansaldo(uno dei responsabili del sito di Internazionale).  Per uno con un blog come me, sicuramente un incontro molto invitante.

E lo è stato. Credetemi. Veramente interessante.

Al di là delle solite cose che si dicono a riguardo dei blog, scoprire come bastino poche accortezze per rendere il proprio blog migliore è stato molto sorprendente: in fondo,come afferma Ansaldo, basta pensare al blog come una propria finestra, dove poter dare sfogo alla propria personalità, anzi a dirla tutta, un buon blog è quello che riflette la personalità, lo stile e il carattere del proprio autore.

In caso contrario, meglio farsi qualche domanda.

Alcune regole? Scrivere testi brevi, inserire a manetta immagini e link, pubblicare con frequenza e ricorrere a titoli efficaci, che colpiscano subito l’attenzione del lettore, sono solo alcuni esempi.

Regola numero uno di un blog: cercare un tema e occuparsi di quello, senza spaziare a destra e manca, per crearsi un pubblico, un’audience di nicchia che si interessi e possa fidelizzarsi al blog.

Il pomeriggio inizia dopo pranzo, in compagnia di Pasquale Cavorsi, giornalista di Internazionale che si occupa della grafica e dell’impaginazione del settimanale: nonostante fossi totalmente inesperto della materia, scoprire il lavoro, il sudore, i ragionamenti e la fantasia che ci vuole per impaginare un prodotto che risulti bello all’occhio ma, allo stesso tempo, facile da leggere è stato qualcosa di nuovo, ma con una sua logica.

Un lavoro complesso che non mi sarei mai aspettato.

Però, nonostante i seminari, la mia idea fissa era: la chiusura del Festival al Teatro Comunale e l’incontro con due pezzi da novanta del giornalismo mondiale: Natalié Nougayrède, direttrice di Le Monde, e Stephen Engelbert, direttore di ProPublica.

L’incontro si rivela appassionante nel contorno di un teatro interamente riempito di spettatori che, pur di assistere all’evento, hanno sfidato il maltempo e code sotto il diluvio universale. Alla faccia di quelli che dicevano che i giovani non si interessassero più di queste cose.

Quale sarà il prossimo scoop?

Quale sarà il prossimo scoop?

La Nougayrède ed Engelbert parlano di giornalismo d’inchiesta e di come sia necessario continuare, in ogni momento, a seguire il flusso d’informazioni infinito che proviene da internet e dal mondo digitale. Un mondo nuovo e velocissimo che genera milioni di dati da analizzare, nel quale perdersi è facilissimo. Basta un momento di distrazione.

Ovviamente è impossibile prevedere quale sarà il prossimo scoop, tipo quello di Wikileaks o del Datagate, ma un monitoraggio costante può essere un buon punto di partenza per trovare spunti interessanti.

Colpiscono le parole della Nougayrède, quando parla del potere che può avere l’informazione e di come si debba essere responsabili di un simile potere, in quanto in un giornalismo moderno che da enorme spazio agli utenti, che svela notizie che un tempo sarebbero rimaste nascoste, spacciare il falso per il vero è questione di un attimo e solo ricontrollando e verificando le notizie, l’informazione può evitare di diventare un’arma a doppio taglio.

In fondo, basterebbe veramente poco perché, una notizia non attendibile, possa rovinare la vita di qualcuno per sempre.

Sembrano sciocchezze, eppure non c’è da sottovalutare una simile capacità.

Occorre grande capacità di analisi e forte senso critico per barcamenarsi nel mondo moderno del giornalismo, eppure la cosa che più mi colpisce è una dichiarazione finale di Engelbert, in risposta alla domanda di uno spettatore riguardo cosa debba fare un giovane per diventare giornalista.

La sua risposta: ” In un mondo dove il ruolo del giornalista rimane sempre lo stesso, ovvero inseguire la verità, un giovane che voglia fare il giornalista deve essere in grado di immergersi nella realtà quotidiana, camminare in mezzo le persone, seguire la vita vicina a lui e, sopratutto, dare sfogo a tutta la sua curiosità. Solo così ci potrà riuscire.”

Chapeau. Tanto di cappello.

Alle sue parole e, sopratutto al Festival.

E come sempre: stay Tuned, stay Internazionale.